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Dacia Maraini incontra gli studenti del “Calvino”

Pubblicato da il 2 Aprile 2015

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L’Accademia “Pietro Vannucci” guidata dalla instancabile Marcella Binaretti, coadiuvata da Maria Grazia e Monica della libreria “Libri parlanti” di Castiglione del Lago, e di concerto con l’Amministrazione Comunale e l’Istituto di Istruzione Superiore “Italo Calvino” di Città della Pieve, ha organizzato l’incontro con la famosa scrittrice Dacia Maraini, nella incantevole cornice della Sala Grande di Palazzo Corgna, il 25 marzo alle ore 16,30.

In una sala traboccante numerosi ragazzi del Calvino, sapientemente guidati dalle docenti Lucia Paoletti e Lucia Annunziata, hanno saputo rendere omaggio a numerosi testi della scrittrice con letture di brani, riflessioni, domande. Oggetto della performance degli studenti: “Donne mie”, “L’età del malessere”, “La lunga vita di Marianna Ucria”, “Dialogo di una prostituta con il suo cliente”, “I sogni di Clitennestra”, “Amore rubato”, “Buio”, “Bagheria”, “La seduzione dell’altrove”, ”Chiara D’Assisi” ed il video “Il sono nata viaggiando”, uno spaccato di vita del Novecento; l’intensa attività è stata intervallata da due canzoni “L’amore rubato” di Luca Barbarossa e “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia,  eseguite in modo egregio rispettivamente dagli studenti  Alessandro e  Margherita. Rispondendo alle domande dei giovani del Calvino e rafforzando le loro riflessioni, la scrittrice ha più volte ribadito l’importanza della lettura, alla quale dedica generalmente due ore della sua giornata. Inguaribile lettrice e fervida scrittrice, così la presenta Elena Teatini chiamata a condurre l’incontro. Lettura e scrittura, ribadisce la Maraini, aiutano a guardarci dentro ed  a capire che è possibile cambiare. L’analfabetismo emotivo ed affettivo di alcuni suoi personaggi è purtroppo un male attuale. Riguardo al testo “La lunga vita di Marianna Ucria” alla domanda sul perché il finale rimane aperto, la scrittrice risponde perché i testi vanno  riscritti da chi legge, perché per un autore il personaggio è come Pinocchio per Geppetto, se ne va appena può. Nella sua idea iniziale Marianna sarebbe dovuta morire, ma il personaggio non ne voleva sapere di fare questa fine e quindi l’autrice l’ha lasciata vivere. In realtà Marianna è veramente esistita, è un’antenata della scrittrice, della quale però  sapeva solo che era sordomuta, ma nella quale, confessa, c’è qualcosa di sé. Altri temi dei suoi libri: la lotta al mondo maschilista e patriarcale, il diritto della donna ad emanciparsi, consapevole che l’emancipazione non può passare per la volgarità e la violenza, ed altresì che l’uomo non nasce violento. In “Amore rubato”,  racconti di donne violate, le donne si ritrovano sole, abbandonate a se stesse dopo la violenza, non credute, colpevolizzate. È una reazione di tipo culturale il motivo che l’ha spinta a raccontare queste storie. Il violentatore è di solito un uomo debole che si identifica con  la forza ed il dominio; quando queste categorie vengono meno l’uomo può arrivare anche ad uccidere, di fronte alla crisi si trasforma in criminale. Terribile in una relazione, continua la Maraini,  è il concetto di possesso rispetto all’altro. Non si può possedere una persona altrimenti si fa schiavismo. Lo schiavo non può scappare, non può pensare. Anche nei racconti di “Buio” i carnefici minimizzano gli eventi, tendono a colpevolizzare le vittime; quella rappresentata in questo libro è una società falsa, malata, imperniata di falso perbenismo. L’importante è reagire alla violenza, l’importante per le donne è arrivare alla stima di sé, anche se non è sempre facile in quanto la donna viene da una lunga cultura di disistima, di disprezzo nei confronti del mondo femminile. La misoginia è più o meno evidente in differenti periodi storici, per esempio il Cinquecento era un’epoca di grande valore, ricco della presenza femminile nelle arti. Ma subito dopo, con la Controriforma scompare l’importanza della donna. La cultura tende a creare la diversità fatta di uomini aggressivi e donne passive. Le donne sono abituate, molto più degli uomini, a sublimare e questo è sicuramente un elemento positivo. Uomini e donne hanno una storia diversa, biologicamente non ci sono uomini malvagi e donne buone, è la cultura che interviene a creare queste situazioni. Sulla storia possiamo lavorare, sulla biologia no. La storia ci dimostra che tutto si trasforma, si modifica. In “Bagheria”, autobiografia della scrittrice, la memoria è la coscienza degli esseri umani, grazie alla memoria mettiamo in rapporto il passato con il presente per proiettarci verso il futuro. Il viaggio è, per l’autrice, un processo di conoscenza, e ribadisce, un rischioso processo di conoscenza in quanto l’incontro con civiltà diverse può risultare pericoloso. In “La sublimazione dell’altrove” viene messo in evidenza un atteggiamento di ascolto e di disponibilità  nei confronti del diverso. Il viaggio, al di là di quale sia la meta, è un processo di conoscenza, di conoscenza del sé. La lettura è un viaggio interiore. Viaggio è saper ascoltare, ascoltare sempre e molto, qualità oggi, purtroppo persa. Anche a scuola, dove gli insegnanti sanno ascoltare e lavorano con passione, sostiene la Maraini, gli studenti rispondono. È opportuno contagiare l’amore per i libri, la lettura non si impone, il piacere della lettura si contagia. Si può suggerire l’amore per la lettura, la scuola deve puntare al contagio e non all’obbligo.  Per finire si arriva a parlare di “Chiara d’Assisi”, l’autrice confessa il suo interesse per il corpo  velato, il corpo “mutilato”, il corpo “imprigionato”. Le Sante sono colte e raffinate, capaci di pensare e di scrivere anche se, provenendo da famiglie nobili o agiate, avevano a disposizione lo scrivano. La Maraini confessa di essere stata a far visita alle Clarisse di Città della Pieve, dove, ha avuto modo di ascoltare, nascoste dalla grata,  due giovani suore di clausura colte, sorridenti, serene. Al tempo di Chiara la clausura era quasi una scelta di libertà, oggi è più difficile comprendere scelte come queste. Luogo dove si poteva leggere, pensare, riflettere, la scelta del convento, un tempo, era anche questo. Chiara aveva una grande autonomia di pensiero, scelte rivoluzionarie le sue, la sua è la disubbidienza di Antigone che trasgredisce le leggi per rispondere ad una legge più importante, quella della pietà. Chiara disubbidisce perché vive in povertà, vive in umiltà, per lei tutti sono uguali, in convento svolge i lavori più umili al pari delle altre, si rifiuta di comandare e di punire. Le decisioni erano sempre corali. Queste sono, soprattutto per l’epoca, vere e proprie rivoluzioni sociali. Assisi ha da subito capito la grandezza di Chiara e l’ha amata incondizionatamente. Chiara non poteva predicare ma moltissimi andavano da lei per avere conforto, consiglio, ascolto. Chiara cambia la Chiesa, la riforma in senso cristiano, in un periodo in cui nasce la Santa Inquisizione, in un periodo in cui la  Chiesa è un Impero. La Santa fa tornare la Chiesa alla predicazione evangelica. La sua importanza all’interno della Chiesa è straordinaria. La Controriforma ha purtroppo interrotto l’opera di Chiara, tutto si è fermato, siamo rimasti indietro di anni.

Il tempo è terminato, un treno da prendere allontana Dacia Maraini non prima però di avere ringraziato e riconosciuto l’impegno dei ragazzi e dei docenti, e di aver firmato alcuni suoi libri.

Un’esperienza da ricordare, un amore per la lettura da coltivare e da contagiare.

Ivonne Fuschiotto

 

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