L’iniziativa “Giornata ecologica… a prova di ragazzi” promossa dal C.C.R.R. seguito dalle docenti Rosita Ricci e Giannella Farina, che meritano un grazie particolare per il grande lavoro svolto, ed effettuata in collaborazione con il Gruppo Ecologista “Il Riccio”, a fine anno scolastico, ha riscosso un buon successo ed è risultata fruttuosa. I ragazzi hanno lavorato con impegno, attenzione, consapevolezza e sperano nel buon senso e nell’educazione di chi, adulti e bambini, frequenta la Pineta ed il Parco cittadino affinché il rispetto prevalga sull’indifferenza e sul malcostume.
Sono state rilevate delle criticità che saranno inoltrate, a breve dal C.C.R.R., al Sindaco perché si trovino soluzioni.
Nonostante l’Amministrazione Comunale, informata dell’iniziativa, avesse fatto tagliare l’erba e con questa operazione portato via parte del materiale a terra, frutto della incuria di molti fruitori, vari i sacchi di materiali raccolti, soprattutto di plastica.
Un grazie all’Amministrazione Comunale ed in particolare alla TSA per il supporto alla riuscita dell’iniziativa.
Al rientro a scuola gli studenti, 1e e 2e della Secondaria di Primo Grado, hanno potuto visionare e commentare due video: – “L’uomo che piantava gli alberi” conosciuto anche come “La storia di Elzéard Bouffier” dello scrittore francese Jean Giono, una storia che ha inizio nel 1913, un racconto significativo su quanto ciascuno di noi può fare per la propria terra; – il “Discorso del Grande Capo indiano Seattle al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce nel 1854 – Manifesto dei diritti della Terra…” considerata, ancora oggi, la più bella e profonda dichiarazione mai fatta sull’ambiente.
Discussione proficua quella che è seguita con la totalità degli alunni, ben 120, impegnati nella raccolta rigorosamente differenziata alla Pineta ed al Parco.
Interessanti le riflessioni, relative alla mattinata, di Alessio Santorri, Assessore al Bilancio del C.C.R.R., sull’importanza dell’educazione ambientale e del rispetto del proprio territorio, ma anche del controllo da parte dei cittadini, piccoli e grandi, affinché questo rispetto sia totale. Il lavoro di questa mattina, afferma, non sarebbe stato necessario se ognuno avesse chiaro il valore del rispetto. Auspica, continuando nelle sue riflessioni, un comportamento corretto tutti i giorni ed una differenziazione esatta sempre.
Temi della discussione: il vortice di pattume dell’Oceano Pacifico, a metà strada tra due famose mete turistiche, California e Hawai, noto anche come isola di plastica, un enorme accumulo di spazzatura galleggiante, composto soprattutto da plastica: bottiglia, buste, giocattoli per bambini, scarti di oggetti di elettronica, reti da pesca… La sua estensione è di 1,6 milioni di km² cioè un’area grande tre volte la Francia, contiene 1,8 trilioni di oggetti, 80 mila tonnellate di detriti, con circa 1800 miliardi di pezzi di plastica. L’accumulo si è formato a partire dagli anni 80. Il peggio è che aumenta in modo esponenziale, è 5 volte e mezzo l’Italia, è 16 volte più alto rispetto a quanto si stimasse, sta diventando sempre più “denso” ed è costituito, per una buona percentuale, da sostanze tossiche.
Una chiazza di detriti galleggianti simile è presente anche nell’Oceano Atlantico. Il Mare Nostrum non è, in proporzione, da meno, ogni anno gli europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, molti dei quali finiscono in mare, si stima che nel Mediterraneo galleggino almeno 250 miliardi di frammenti di plastica che vengono regolarmente ingoiati dai pesci. Gravissime infatti le conseguenze per l’ambiente, gli animali, l’uomo: i pezzi più grossi, scambiati per meduse o pesci, soffocano ed uccidono molti animali come tartarughe e uccelli, i pezzi più piccoli vengono ingoiati degli animali ed entrano nella catena alimentare finendo sulle nostre tavole.
Per ogni uomo sul pianeta vengono messe in commercio 50 Kg di plastica e la quantità continua ad aumentare. Fondamentale ripensare i modi di produzione e gli stili di vita, in questa direzione va la proposta della Commissione Europea per la messa al bando di piatti, posate e cannucce di plastica. Quasi il 90% dei rifiuti che galleggiano nel Mediterraneo e nell’Atlantico sono infatti resti abbandonati di prodotti usa e getta. Ogni minuto nel mondo vengono acquistate un milione di bottiglie in plastica. Metà della plastica che viene prodotta è utilizzata soltanto una volta per poi essere gettata via. Cominciamo a ridurne l’uso, diamo il buon esempio e chiediamo ad altri di farlo: aiutiamo l’ambiente, riduciamo l’inquinamento, tuteliamo la nostra salute. Negli ultimi 60 anni si stima siano state prodotte circa 8,3 miliardi di tonnellate di plastica e di queste circa il 60% sia finito in discarica o disperso nell’ambiente naturale. Il paradosso è che la plastica, nata dalla necessità di trovare un materiale solido e resistente alternativo a vetro, ceramica e metalli, venga destinata a un ciclo vitale assai breve, vi si fabbricano infatti soprattutto oggetti usa e getta.
L’unica soluzione è ridurre i rifiuti di plastica, la Giornata Mondiale dell’Ambiente celebrata il 5 giugno è stata dedicata quest’anno proprio al tema dei rifiuti di plastica che soffocano gli Oceani, per sensibilizzare l’opinione pubblica su un uso più accorto degli oggetti in plastica. La strategia dell’UE sulla plastica sta propugnando un nuovo modello di economia circolare maggiormente efficace. La direttiva prevede per gli Stati membri, in tempi brevi, l’obbligo di attuare provvedimenti finalizzati a vietare le plastiche monouso e a ridurre l’impatto degli altri rifiuti contenenti plastica.
Altro aspetto rilevato e pertanto oggetto di discussione con gli studenti: la riduzione dei ghiacciai che ogni anno risulta equivalente ad un cubo di 8 km di lato. Abbiamo perso una quantità di ghiaccio pari a 17 volte la penisola italiana. Anche in questo caso le conseguenze per l’ambiente, e quindi per l’uomo e per gli animali, sono altrettanto disastrose. Sono a rischio agricoltura, industria ed intere città costiere, pronte ad essere sommerse. Anche nelle Alpi i ghiacci stanno irrevocabilmente regredendo: si è passati dai 519 km2 del 1962 agli attuali 368 km2, il 40% in meno. Negli ultimi decenni, dal 1750, c’è stato un incremento di CO2 e metano, alla base dell’effetto serra “parte umana”, rispettivamente del 36% e del 148%. Per rendere tangibili questi effetti, gli scienziati hanno calcolato che ogni chilogrammo di CO2 che emettiamo oggi provocherà a lungo termine 15 chilogrammi di scioglimento dei ghiacciai.
Serve un intervento immediato per fermare il prima possibile gli effetti dei cambiamenti climatici sulla Terra. Le cose da fare sono due: mitigare l’effetto creato dall’uomo cessando di immettere nell’atmosfera gas serra, principali responsabili del riscaldamento globale; adattarsi ad un clima che sta cambiando, con comportamenti sostenibili, riciclo, auto elettriche, energie rinnovabili, comportamenti responsabili. Tutti dobbiamo contribuire.
Tornando alla giornata, i ragazzi rilevano che, nella attività di ripulitura, sono stati rinvenuti molti mozziconi di sigaretta. Ogni giorno, solo in Italia, sono prodotti circa 195 milioni di mozziconi di sigarette e la gran parte di questi finiscono in strada o ancora peggio in mare. Il mozzicone di una sigaretta senza filtro impiega 6/12 mesi per dissolversi, perché è fatto di sola carta, cellulosa, e fibre vegetali di tabacco, insomma è biodegradabile. La durata del processo varia in funzione della temperatura e dell’umidità del luogo in cui il mozzicone si trova. In particolari condizioni di freddo intenso, per esempio, non vi è praticamente processo di decomposizione e il mozzicone resiste intatto. Se la sigaretta ha il filtro, la maggior parte delle sigarette sono di questo tipo, la storia è molto più lunga infatti il filtro è composto di un materiale chimico sintetico che è molto resistente. Dunque, in condizioni normali, saranno necessari dai 5 ai 12 anni di tempo per distruggere il filtro che, in questo periodo, potrebbe non solo sporcare la spiaggia ma anche, magari, soffocare i pesci che dovessero ingoiarlo. Insomma, gli studenti hanno saputo cogliere il problema, la sigaretta non solo nuoce all’organismo… ma anche alla natura!
In breve buttare i rifiuti nella natura ha forti impatti per il nostro ecosistema. Sono tantissime le persone che lasciano in giro di tutto, senza pensare a quanto tempo servirà alla natura per riuscire a smaltire il risultato di questi atti incoscienti. Ecco una tabella di prodotti di uso comune ed il tempo massimo necessario a farli degradare, scomparire, senza l’intervento di riciclo dell’uomo: carta igienica e torsolo di mela – 1 mese, fazzoletto di carta – 3 mesi, giornale quotidiano – 12 mesi, chewing gum – 5 anni, olio del motore – 10 anni, lattina in alluminio e ruota di gomma per macchina – 100 anni, pila al mercurio – 200 anni, sacchetto di plastica non biodegradabile – 450 anni, cartuccia di inchiostro di stampante – 1.000 anni.
Il nesso: ci vuole un secondo per usare il giusto cassonetto del riciclo, anni affinché si ricicli da solo se lasciato in natura. I ragazzi invitano a riflettere!!!