L’Associazione Gruppo Ecologista “Il Riccio” nel suo scopo statutario di tutela e valorizzazione del territorio pievese e circostante si fa promotrice di progetti volti a far conoscere e promuovere i Calanchi di Fabro.
Località facilmente raggiungibile anche da scolaresche che potrebbero ammirare un paesaggio veramente particolare e constatare sul campo il fenomeno della erosione delle argille. La zona è ricca di risorse naturali care all’Associazione, che gestisce volontaristicamente il Museo di Storia Naturale e del Territorio di Città della Pieve, unico nel suo genere, e che ha già portato scolaresche alla non lontana spiaggia di San Lazzaro, ricca di fossili e di storia.
Un sabato mattina di agosto 2018, il Gruppo Ecologista ha organizzato un’escursione estemporanea lungo il percorso che attraversa questo “miracolo della natura”, che eccezionalmente possediamo. Si tratta, per chi non conoscesse il luogo, di fenditure nel terreno della zona Sud-Orientale di Fabro con crinali che si susseguono, l’uno dopo l’altro, ad “effetto onda” di colore grigio con tonalità biancastra. Una sorta di “Bianche Scogliere” in continua evoluzione di argilla e creta di origine oligocenica, dilavate dall’erosione millenaria degli agenti atmosferici.
Il termine di calanco indica infatti il fenomeno geomorfologico di erosione del suolo dovuto alla pioggia, che scavando i terreni argillosi poveri di vegetazione crea profonde spaccature e fenditure in continua evoluzione. Questo tipo di paesaggio, invero, non è mai uguale a se stesso ed è anche per questo che l’ambiente risulta affascinante e vitale, costellato di piccoli prati, arbusti e boschetti dove vive una ricca fauna selvatica. Molto interessante è l’origine geologica di queste crete, la cui formazione risale al Pliocene Superiore, circa 3.5 milioni di anni fa, quando il territorio di Fabro costituiva il fondale dell’antico Mar Tirreno, insieme a tutta quella area che poi avrebbe preso il nome di Val di Chiana. A testimoniare la presenza del mare in questo territorio sono i numerosi fossili che si possono trovare passeggiando. Il mare ha occupato queste zone per milioni di anni, fino alla prima parte del Pleistocene Inferiore, circa 1.8 milioni di anni fa. Durante questo lunghissimo periodo, il fondale del mare, abbastanza profondo e tranquillo, si è colmato di centinaia di metri di sedimenti sabbioso-argillosi che hanno dato origine alle argille dei calanchi dal tipico colore grigio, note anche come Argille di Fabro. Queste furono utilizzate nei secoli per la fabbricazione della calce e dei laterizi. È ancora possibile vedere nelle case più antiche del centro storico i tipici mattoni giallo ocra prodotti nei secoli con queste argille locali.
“Il Riccio”, ricordando che detti calanchi sono stati oggetto, intorno a dieci ani fa, di un Progetto del GAL Trasimeno Orvietano e della Provincia di Terni: “Ecomuseo del Paesaggio dell’Alto Orvietano” che intervenne sui sentieri e posizionò tabellazioni e totem con tubi cannocchiale allo scopo di inquadrare aspetti particolari del paesaggio, auspica che le Istituzioni, Regione compresa, riconoscano l’elevato valore naturalistico di quest’ecosistema e valorizzino il paesaggio calanchivo di Ficulle, facendosene custodi e promuovendo un turismo di qualità, prima che venga del tutto abbandonato, se non distrutto per scopi indecorosi, come Le Crete di Orvieto, ove, oggi, i calanchi sono ridotti a principale discarica dell’Umbria.