Studenti al museo di Storia Naturale di Città della Pieve

 

Foto - al Museo

Il progetto alternanza Scuola-Lavoro dell’Istituto di Istruzione Superiore “Italo Calvino” – Professionale per i Servizi Commerciali – ha incluso tra le aziende e gli enti che hanno dato disponibilità per l’accoglienza di studenti, il Museo di Storia Naturale e del Territorio situato al piano nobile a palazzo Corgna di Città della Pieve.

Il Museo Comunale, gestito dai volontari del Gruppo Ecologista “Il Riccio”, grazie a questa iniziativa è aperto tutte le mattine, dalle 9.00 alle 13.00, dal 27 febbraio all’11 marzo.
Con l’occasione “Il Riccio” ha invitato le 10 classi della scuola primaria “Pietro Vannucci” – capoluogo – a frequentare dei laboratori con il naturalista Mario Morellini .Tre i giorni fissati: martedì 28 febbraio, mercoledì 1 e venerdì 3 marzo. Le singole classi hanno preventivamente potuto scegliere tra 6 tematiche proposte dall’esperto: invertebrati, ornitologia, teriologia, mineralogia, generale e speciale, fossili, botanica.
Un’occasione anche per avvicinare i più piccoli ad una realtà purtroppo poco frequentata e conosciuta. Il Museo arricchitosi ultimamente di nuove raccolte donate da privati, spazia dalle rocce e cristalli, ai vegetali con un nutrito erbario e una collezione di circa 200 tipi di semi di piante da orto anche estinte, agli animali imbalsamati tra pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi ed insetti. In queste due settimane, gli studenti Lorenzo Brigiolini ed Emanuele Convito accoglieranno i visitatori, insieme al Presidente del Riccio Riccardo Testa ed alla Tutor di progetto Carmelita Taborgna e potranno essere utili alla visita delle quattro ricche sale di cui si compone il Museo.
Si invita la cittadinanza ad usufruire di tale considerevole opportunità.

 

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INCONTRO CON PIERO TERRACINA

 

Eleonora con Terracina-002In occasione della Giornata alla Memoria è doveroso ricordare l’incontro emozionante con Piero Terracina.

 “Non vi racconterò dell’inferno narrato da Dante e nemmeno quello delle religioni, io vi parlerò del vero inferno, quello di Auschwitz-Birkenau, io ci sono stato ed ho anche avuto la fortuna di essere uno dei pochi ad uscirne vivo e se vorrete ascoltarmi ora vi racconterò la mia storia e quella di tanti altri deportati come me”. Esordisce così Piero Terracina  il 28/09/2016 al Teatro degli Avvaloranti di Città Della Pieve dove ha tenuto un incontro pubblico molto speciale; lui, uno degli ultimi sopravvissuti della seconda guerra mondiale è venuto a parlare del suo inferno patito ad Auschwitz-Birkenau.

Manifesta subito il piacere per i molti giovani presenti in quanto li reputa depositari della memoria. Dichiara la propria sofferenza ogni volta che è chiamato a testimoniare: più di 70 anni fa la sua famiglia fu sterminata.

Comincia con il ricordare la sua vita prima della leggi razziali; fa un breve passaggio sul Manifesto della razza per dire ai giovani  che esiste una sola razza, quella umana.

Ricorda come gli  ebrei,  presenti in Italia da 22 secoli, furono costretti a fare i conti con leggi inumane.

Terracina e Samuele-001

Nel 1938 avrebbe dovuto iniziare la classe quinta elementare, sempre con la stessa maestra dalla prima, maestra che gli aveva voluto molto bene, eppure, all’inizio di quell’anno scolastico, senza nessuna emozione, gli disse che le nuove leggi non gli permettevano di stare a scuola. Da quel momento frequenterà, come tutti gli altri ragazzi ebrei, una scuola ebraica.

Con le leggi razziali gli ebrei avevano perso anche il lavoro ed era difficile andare avanti.

Ricorda le tante promesse in cambio di soldi o preziosi, promesse mai mantenute. Come quando dopo l’occupazione di Roma da  parte dei tedeschi, Kappler chiese il versamento di 50 kg. d’oro per ogni famiglia ebraica in sole 36 ore, pena la deportazione dei capi famiglia se alla scadenza l’oro non fosse stato consegnato. Oro nelle famiglie ebraiche non ce n’era e fu trovato grazie all’aiuto di tanti non ebrei. Ricorda una signora che vendeva le caldarroste vicino alla sinagoga la quale, vedendo un certo trambusto, chiese cosa stesse succedendo, le risposero che si raccoglieva l’oro per gli ebrei, sentito questo si avvicinò alla sinagoga e consegnò i suoi orecchini, l’unica cosa che aveva.

Poco dopo,  il 16 ottobre 1943, il rastrellamento del ghetto di Roma, vennero prelevate 1259 persone di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, 237 furono rilasciate perché di religione cattolica, 1022 gli ebrei deportati a cui si aggiunse un neonato, infatti il giorno dopo un’ebrea, Marcella Perugia, dette alla luce un bimbo.

Il 18 ottobre dalla stazione Tiburtina furono fatti partire per ignota destinazione.

Ad Auschwitz, il 23 ottobre 1943, solo 154 uomini e 47 donne vennero mandati al lavoro, i restanti furono subito gasati e bruciati.

Con la sua famiglia riuscì a scampare al primo rastrellamento grazie all’aiuto di un carissimo amico, di cui poi non ha saputo più nulla, che, a rischio della propria vita, riuscì a nasconderli. In quel periodo, aveva 13 – 14 anni, ricorda che lui e i suoi fratelli ogni mattina invece di andare a scuola andavano in piazza a racimolare qualche soldo e qualcosa da mangiare. Mancava tutto, c’era fame, si arrivò in questo modo al 7 aprile 1944, giorno della Pasqua ebraica; quella sera bussarono alla porta, erano le SS accompagnate da  un italiano. Concedevano loro solo 20 minuti di tempo per raccogliere le proprie cose, espressamente oggetti di valore e qualche indumento. Furono portati a Regina Coeli, ricorda quanto traumatici fossero stati i rituali di immatricolazione, ma soprattutto ha ancora in mente le raccomandazioni di suo padre: “ragazzi possono accadere cose terribili, qualsiasi cosa accada siate uomini, non perdete la dignità”. Difficile non perdere la dignità quando si ha fame, quando si è disperati, il commento che si lascia andare a seguito dell’esperienza vissuta.  Del carcere ricorda  l’umanità da parte degli altri detenuti. Dopo qualche giorno  furono deportati. Il viaggio verso Birkenau fu lungo e difficile, privazioni di ogni genere, morte, desolazione ma anche esempi di solidarietà tra deportati; si presentarono pure occasioni per scappare ma nessuno tentò di rendere concrete le opportunità  in quanto si sapeva che per ogni fuggitivo sarebbero stati uccisi 10 ebrei. Il 1° maggio a Fossoli, confessa Terracina, imparai come si muore: una SS urla in tedesco, nessuno comprende, si avvicina ad un prigioniero e gli spara alla testa, non si capisce il perché, il malcapitato portava un berretto in testa e forse la richiesta del tedesco riguardava proprio il copricapo, in particolare l’ordine di toglierlo. Il treno si fermava alle stazioni, benché ci fosse molta gente, nessuno sentì le loro richieste di acqua,  nessuno fece nulla.  Il 23 maggio l’arrivo a  Birkenau, le SS, con cani e bastoni, gridavano in tedesco, nessuno capiva nulla tranne il linguaggio universale, quello del bastone che colpiva i più anziani, i più deboli. Vennero formate due file: uomini e donne, che di nuovo  selezionati venivano inviati a destra o a  sinistra. Sulla fila di destra, sia per  gli uomini sia per le donne, finivano i bambini piccoli, i neonati con le mamme, gli anziani, i malati, era la fila dello sterminio immediato.  Da questo momento ricorda di non aver  visto più nessuno della sua famiglia. Rammenta che in circa  settanta furono portati alla sauna, una baracca dove  nudi come vermi, vennero rasati e disinfettati; un italiano, che era lì da prima, gli chiese l’età,  rispose 15 anni; gli raccomandò di mentire, di dire  che aveva 18 anni, era molto importante. La sua scheda riporta il cognome errato Piero Terracione, anni 18, numero  A5506, lo stesso tatuato al braccio che bisognava  imparare a memoria in tedesco e non era facile, pena smisurate crudeltà. Subito dopo entrarono nel lager e furono messi immediatamente al lavoro, la costruzione di canali per far defluire l’acqua fino al fiume. Era estate ed era caldo,  per avere l’acqua  infilavano una cannuccia nel muro del canale da dove, goccia a goccia, cadeva in una ciotola insieme alla terra. La sveglia era alle 4 e 30,  alle latrine era un’impresa,  il sapone si cambiava con un pezzo di pane, già scarso, non c’era nulla per asciugarsi ed in inverno  con 20° sotto zero era un problema. Si usciva al passo con la banda, chi  non ce la faceva veniva ucciso. Chi moriva al lavoro doveva essere portato all’appello. Eravamo considerati “pezzi” non uomini. La domanda che ci ponevamo in continuazione era se saremmo arrivati a sera. Al lager, ricorda, nascevano forti amicizie, nomina quella con Sami Modiano, un altro sopravvissuto ancora vivente. Al campo anche la solidarietà tra deportati faceva la differenza,  ricorda che un giorno la suola di una sua scarpa rimase attaccata al fango, restò quindi senza una calzatura, un altro prigioniero, Mario Spagnoletto, gli procurò un altro paio di scarpe. Il 27 gennaio del 1945 gli ultimi prigionieri furono liberati. Pesava  38 chili, vedevano i propri corpi rispecchiati negli altri. Solo 15 uomini e una  donna  sono riusciti a tornare, alla fine, a casa. La donna, Settimia Spizzichino,  ha cominciato da subito a gridare al mondo le nefandezze che erano stati costretti a  subire, dello scempio che  uomini avevano compiuto nei confronti di altri uomini. Lui, come altri, ha cominciato a parlare molto dopo, nessuno però, confessa, è mai riuscito a raccontare tutto. Sono stati gli amici che lo hanno aiutato a vivere, una volta stati all’inferno e non si può più essere una persona normale.

Non è possibile giustificare; una  spiegazione, una giustificazione non c’è. Coloro che hanno fatto ciò che hanno fatto non erano pazzi, se li dichiarassimo tali li giustificheremmo. Si accusano i tedeschi, ma con i tedeschi c’erano anche gli italiani e comunque erano conniventi.

Ricorda soprattutto ai giovani quanto già affermato da Primo Levi: “comprendere è impossibile ricordare è necessario” e continua “oggi io mi affido soprattutto a voi giovani perché la memoria è la cosa più importante di questo mondo per evitare che fenomeni come questo possano ripetersi in futuro!  Per favore ragazzi non fate prevalere il silenzio e l’indifferenza come purtroppo oggigiorno si sta facendo, di nuovo,  con il problema degli immigrati,  perché è proprio questo che uccide le persone”.

Tutti i testimoni mettono in guardia sul fatto che se l’uomo lo ha fatto una volta lo può rifare anche un’altra volta. Il messaggio che non ci deve mai abbandonare è non dimenticare, perché la memoria è una sentinella che fa stare sempre attenti, perché sai che nell’uomo  ci sono grandezze infinite ma c’è anche il male che può sempre venire fuori in ogni momento, se è successo una volta bisogna vegliare attentamente perché non succeda altre volte.

Palpabile l’emozione creatasi all’interno del teatro, emozione di cui i giovani hanno sempre più bisogno.

Grazie Piero per quello che continui a fare affinché la memoria non si spenga, perché si rifletta sui mali della storia, della vita.                                                                                                                                                                                        Eleonora Sportellini

I Giovani e Piero Terracina

Impressioni raccolte a caldo

Eleonora Sportellini: di fronte ad un tale testimone ho provato una grande emozione, il potergli parlare, l’avvicinarlo è stato per me molto importante, la grande differenza di età non era affatto un problema, mi sono sentita legata a lui con estremo rispetto ma anche con affetto, come una nipote fa con un nonno. La commozione,  il turbamento, l’eccitazione era tale che tremavo tutta. Sentir raccontare dalla viva voce di un protagonista, uno degli ultimi protagonisti, è stato per me un privilegio. Ho potuto apprendere molto, informazioni che mi rimarranno impresse per tutta la vita grazie anche al trasporto con cui Piero Terracina ha saputo trasmettere la sua dolorosa esperienza; lo ringrazio in particolare soprattutto perché il ricordare lo fa star male ancora oggi.

Alessia Della Ciana: con grande piacere ho tenuto per anni i rapporti tra la mia scuola, l’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali di Città della Pieve, e Piero Terracina, più volte sono stata a trovarlo a Roma; è per me un carissimo amico.  È un enorme regalo, una  grande emozione averlo potuto rivedere proprio nella mia città. Le sue parole, che  conosco benissimo, hanno il potere di scuotere le coscienze.

Samuele Perugino: penso che ciò che ha raccontato il signor Terracina sia un modo per far riflettere tutta l’umanità.

Il suo racconto è quello della sua vita, carica di dolore e di angoscia per ciò che ha passato in quella terra oscura, piena di nemici della ragione e di assassini sterminatori di persone innocenti. Se dobbiamo costruire un futuro migliore, dobbiamo farlo grazie alle nostre diversità e non con esseri umani “perfetti”. L’amore e la ragione sono la chiave per impedire che certi terribili eventi si ripetano.

 

 

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Cinema e Moda

Alice-Cinema e moda-locandina

A.L.I..Ce. Umbria di Città della Pieve,  AVIS pievese, Comitato AMICI di Città della Pieve, con il Patrocinio del Comune della città del Perugino hanno organizzato per sabato 28 gennaio, alle ore 21,00 presso il Teatro degli Avvaloranti, l’evento “Cinema e Moda” –  da Piero Tosi a Mara Parmegiani. L’iniziativa, non nuova per Città della Pieve, quest’anno vuol ricordare con particolare affetto Mara Parmegiani impegnata nel campo del giornalismo e della moda. Con la gentile e straordinaria partecipazione di Liana Orfei e sotto la magistrale regia di Daniele Nannuzzi, legato da tempo alla città, gli spettatori saranno calati, di momento in momento, in differenti realtà cinematografiche sapientemente ricostruite. Seguirà una sfilata con gli abiti che attrici ed atelier di moda hanno regalato a Mara Parmegiani. Abbiamo il piacere di ricordare che l’iniziativa è stata realizzata grazie anche al volontariato di singoli e professionisti legati al settore delle acconciature e a quello dell’estetica. Sperando in una numerosa partecipazione, si ringrazia anticipatamente chi vorrà essere presente.

 

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LA CANDELORA 2017

LoCandelora-001

 Lunedì       30 gennaio               ore    17.00   Santo Rosario

                                                                   ore    17.30   Santa Messa

 

Martedì     31 gennaio                 ore    17.00   Santo Rosario

                                                                   ore    17.30   Santa Messa

 

Mercoledì  1 febbraio                 ore    17.00   Santo Rosario

                                                                   ore    17.30   Santa Messa

 

Giovedì      2 febbraio                  ore    16.30   Adorazione

                                                                    Eucaristica con i ragazzi

                                                                    dell’Oratorio

                                                                     ore    17.30   Santa Messa

                                                                    con la benedizione delle candele

 

Tutte le celebrazioni si svolgeranno

nella chiesa di S.Maria dei Bianchi

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La salute bene primario da difendere

INCONTRO 14 GENNAIO (1)-002

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Premiazione Concorso Presepe 2016

Come di consueto, il giorno dell’Epifania, si è svolta la cerimonia finale del concorso “Il presepe in famiglia”. L’iniziativa promossa dalla Confraternita di S. Maria dei Bianchi, tende a valorizzare la tradizione del presepe. Anche quest’anno numerosi sono stati i partecipanti. I presepi, visitati e fotografati da un’apposita commissione, sono stati esaminati e giudicati.

Ai piedi dell’affresco del Perugino, l’Adorazione dei Magi, il Priore della Confraternita ha rivolto un breve saluto di benvenuto e ringraziamento ai numerosi presenti.

A tutti i partecipanti è stata consegnata una pergamena di partecipazione, un sacchetto di dolci e un gioco in legno come di consueto.

Infine i vincitori sono stati chiamati a ritirare i premi.

Categoria Scuole

1° premio – Scuola Primaria

Scuola E-001

2° premio – Scuola dell’Infanzia

Scuola M-001

3° premio – Secondaria 1°A

Scuola I-001

Categoria Famiglie

1° premio:

Checcarelli Asja, Manuel ed Emma

Fam 2-001

Fornaciari Serenella e Maria

Fam 4-001

Seghetta Laura e Matteo

Fam 1-001

2° premio                  Perugino Jaira e Francesco

Fam 5-001

Mennillo Azzurra

Fam 6-002

3° premio                   Oratorio BeatiFanciulli

Fam 3-001

Soluzione del gioco

SoluzioneGioco2016-001

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Un interessante incontro con la cultura nomade

foto Ortoudo Bermo

Il 20 dicembre gli studenti del “Calvino” di Città della Pieve ed in particolare quelli impegnati nel Presidio del Volontariato “Insieme si può”, con alcuni rappresentanti delle Associazioni Gruppo Ecologista “Il Riccio”, Donne “La Rosa”, A.L.I.Ce., hanno potuto incontrare, attraverso la testimonianza diretta e con l’aiuto di immagini, i popoli che hanno ricevuto in comodato d’uso 7 capre ed una mucca, rispettivamente i Wodaabe, nomadi del Niger, e i villaggi poverissimi di Basketo in Etiopia.

I Wodaabe, piccolo gruppo etnico di circa 45.000 persone, non esistono per il Niger, uno dei paesi più poveri del mondo.  Il loro nome significa “gente del tabù” ed infatti non si sono mai mescolati con gli altri gruppi etnici, ciò ha permesso loro di mantenere l’originalità della  cultura e la purezza delle tradizioni, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Lottano per sopravvivere alla logica aggressiva che li circonda, da migliaia di anni attraversano l’area desertica del Sahel  sempre alla ricerca di pascoli per il loro bestiame. La presenza di Ortoudo Bermo rappresentante dei Wodaabe nonché membro dell’Assemblea nazionale del Niger, accompagnato da Luigino Ciotti presidente del Circolo Culturale “primomaggio” che ha descritto il Progetto ABBANAI ed ha introdotto economia, usi e costumi di questo popolo,  è stato sicuramente il “valore aggiunto”. Le sue parole, essenziale la traduzione della Professoressa del “Calvino” Paola Ceccarelli,  hanno toccato i punti deboli da tenere in considerazione per comprendere i problemi del suo popolo: la fame insieme alla siccità ed al conseguente avanzamento del deserto, il terrorismo dei paesi limitrofi, la crisi politica della Libia, il problema della colonizzazione e dello sfruttamento selvaggio, la scolarizzazione. Quest’ultima  ha avuto inizio solo nel 2001 grazie al contributo di Associazioni e Progetti esteri; Ortoudo stesso, quarantasettenne, si definisce analfabeta in quanto non ha potuto frequentare alcuna scuola.

Tavolo dei relatori

Le nuove generazioni arrivano anche a frequentare il liceo, ma occorre spostarsi e i costi sono altissimi; nella capitale Niamey, c’è un’Università ma i prezzi sono proibitivi. Le distanze tra i villaggi e la capitale sono enormi se si considera che non ci sono mezzi di trasporto; tutto ciò che può sottrarre dall’isolamento è a centinaia di chilometri di distanza. Ricorda che sua madre di recente è dovuta andare in ospedale e per raggiungerlo ha impiegato quattro giorni. Afferma che occorre una politica di infrastrutture che purtroppo non c’è. Rispondendo alle domande dei presenti ricorda che importante per la sopravvivenza del suo popolo è il bestiame che trattano con grande rispetto in quanto è la loro vita, ma anche l’adozione a distanza, infatti sebbene siano un popolo nomade i bambini rimangono al villaggio, ma c’è bisogno di strutture, di mense, se queste non sono garantite i bambini in età scolare vengono impegnati nella pastorizia.

 

Ortoudo con il gruppo del Presidio

Fondamentale è la sopravvivenza di questo popolo in quanto il rischio di avanzamento della desertificazione è maggiore quando nessuno  resta a presidiare il territorio, e quando  non si riesce  a sopravvivere  si tende a spostarsi in città con conseguente perdita di identità e cultura.

Situazione ugualmente disastrosa è quella dell’Etiopia, con problematiche molto simili per isolamento e povertà. L’economia di Basketo si è sempre basata su un’agricoltura di sussistenza che non è mai riuscita a svilupparsi e rafforzarsi;  in questa zona, a 578 km a sud di Addis Abeba, vivono circa centomila persone.

Al termine dell’incontro siamo sempre più convinti che il valore della solidarietà sia essenziale. Essere solidale significa sostenere qualcun altro, condividendone opinioni ed idee, ma è anche qualcosa di più profondo: un sentimento d’amore e di vicinanza che proviene dall’interno di ciascuno di noi. Aiutare chi è in difficoltà fa sentire migliori. Determinante è diffondere il valore della solidarietà poiché il mondo  ne ha bisogno.

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NATALE 2016 : IL PRESEPE IN FAMIGLIA

PRESEPE-2016-locandina

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Un incontro ravvicinato con l’Africa – Città della Pieve 20 dicembre

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Il Presidio del Volontariato “Insieme si può” dell’I.I.S. “Italo Calvino” di Città della Pieve invita all’incontro  “Solidali con l’Africa” che si terrà martedì 20 dicembre 2016 alla Sala delle Muse di Palazzo Corgna  alle ore 14.30. Interverranno: Ortoudo Bermo per Progetto “ABBANAI – dare a chi è senza – Un futuro per il popolo Wodaabe” – Niger a cui sono state donate in comodato d’uso 7 capre; Guido Monacelli per Progetto “Mucche in comodato d’uso” – solidarietà in Etiopia  a cui è stata donata 1 mucca. Capre e mucca sono state acquistate con la vendita, da parte dei ragazzi del Presidio del Volontariato, delle matite della Solidarietà.

In Niger il Progetto, a cui hanno aderito gli studenti del “Calvino”, è stato realizzato dal Gruppo di Solidarietà Internazionale composto da Comune di Perugia, Regione dell’Umbria, Associazione Assolint, Circolo Culturale “primomaggio”, Cooperativa sociale Asad, Kaouritel – partner estero – associazione umanitaria con sede a Niamey, capitale del Niger, ed ha  come obiettivo l’acquisto di animali, per i WoDaaBe, piccolo popolo di pastori nomadi a cui, a causa dei cambiamenti climatici, sono morte le mandrie di bovini che avevano. La scelta su quali animali comperare tra dromedari, capre, asini è caduta sulle capre in quanto: estremamente resistenti a quelle condizioni climatiche, producono latte buono per l’alimentazione,  si riproducono velocemente, non hanno particolari esigenze alimentari, il loro costo è inferiore ai dromedari ed agli asini, è possibile dare ad ogni famiglia più capre femmine per il latte ed un maschio per la riproduzione. L’impegno per questo popolo risale al 2005 ed ha già portato alla realizzazione di un pozzo d’acqua e di una piccola scuola. Ortoudo Bermo, rappresentante dei Wodaabe è anche membro dell’Assemblea nazionale del Niger.

Il Progetto “Mucche in comodato d’uso”, è un’iniziativa di solidarietà in Etiopia e prevede l’assegnazione di mucche a famiglie in difficoltà. Il progetto è il frutto di una forte sinergia fra le associazioni “In missione con noi” di Bologna e “Centro Studi Nutrizione Umana” di Gubbio ed ha come referente in Etiopia il dott. Stefano Cenerini e come responsabile padre Labena. La forza del Progetto sta essenzialmente nel non creare dipendenza nei beneficiari e nella regolare supervisione che il responsabile locale esegue nei confronti degli utilizzatori delle mucche, riducendo quindi al minimo gli sprechi, ogni capofamiglia che prende in consegna l’animale  si impegna tra l’altro a non maltrattarlo o macellarlo. Anche se nelle città le recenti aperture economiche di stampo occidentale hanno fatto crescere in modo evidente la piccola industria e il settore terziario, l’Etiopia è ancora prevalentemente un paese agricolo. Pertanto, nelle zone rurali il contadino “medio” lavora il suo lotto di terreno, come agricoltura di sussistenza, partendo dalle ordinarie difficoltà naturali: la scarsità di acqua che nella grande maggioranza dei casi è solo piovana, l’assenza di macchinari, le tecniche di coltivazione di una volta. In questo contesto, che per molto tempo a venire non è destinato a subire rapidi mutamenti, la presenza di una mucca è un bene di grande valore. Questa fornisce latte, è adatta al lavoro nei campi, produce letame e può partorire vitellini. L’esperienza di oltre 10 anni di programma, in cui sono stati affidati quasi 500 capi,  ha mostrato che una mucca può fare la differenza per una famiglia contadina. A tutto ciò va aggiunto che la formula del comodato d’uso, non della donazione, conferisce dignità al beneficiario, che non si pone nella posizione di mendicare. I criteri con i quali vengono scelte le persone sono i seguenti: vedove, donne con orfani, donne con bambini handicappati, famiglie molto numerose, famiglie che vivono in zone molto isolate, a patto ovviamente che siano prive di mucche.

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Il Presidio ringrazia le Associazioni e le Scuole

Il Presidio

La quinta Giornata del Volontariato, a Città della Pieve, quest’anno per la prima volta ha dovuto competere con la pioggia. In piazza Unità d’Italia, priva dell’abituale movimento che la animava in occasione delle precedenti puntate tra studenti ed Associazioni, era visibile  qualche mezzo solitario: il camion  dei Vigili del Fuoco, che con i suoi giochi di acqua era stata una simpatica attrazione negli anni precedenti; il pulmino di A.L.I.Ce.; il fuori strada della Protezione Civile; l’ambulanza della Misericordia. Poi pioggia, solo tanta pioggia.

All'interno della Sala Sant'Agostino

Le Associazioni sono state ospitate nella palestra dell’Istituto di Istruzione Secondaria di Primo Grado, richiesta, come sempre, in caso di emergenza mal tempo.

Nonostante questo gli studenti di tutti gli ordini di scuola, dalla primaria alla secondaria di primo e secondo grado, degli Istituti “Vannucci” e “Calvino”, sono arrivati, come da programma, a frotte: poco meno di mille in palestra, naturalmente in momenti diversi e più di 800, in quattro turni, all’interno della Sala Sant’Agostino, dove il Liceo Musicale dell’I.I.S. Calvino ha realizzato con la sua prima classe di venti alunni, uno spettacolo di musica e parole dedicato alla Giornata del Volontariato e alla Giornata per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Telefono Azzurro

Il programma, ripetuto per i vari turni di studenti, ha esordito con la cult music del premio Nobel Bob Dylan, con “Blowing in the wind”, per proseguire con “Metti in circolo il tuo amore” di Ligabue,  a seguire una composizione di musica elettronica e video realizzata da un effervescente alunno sul tema dell’emigrazione ieri ed oggi, una presentazione sui diritti dei bambini con letture dei principali articoli, e di nuovo il complesso dei ragazzi del liceo musicale, tre chitarre, basso e batteria, con alcuni virtuosismi, nei pezzi dei Metallica, “Nothing else matters”, per finire con gli intramontabili Pink Floyd con “Another brick in the Wall” con il coro di tutta la classe e marching band. Inutile citare il gradimento di tutti gli alunni che hanno spesso accompagnato i brani battendo a ritmo le mani. Un grazie particolare agli studenti ed ai docenti che li hanno aiutati: Yuri Angeli e Danilo Cicioni.

Clown al lavoro

uno spaccato della palestra

Il problema più grande lo spazio in palestra tanto che i clown di Vivi in Positivo, dopo un primo momento di esibizione in palestra, sono stati inviati alla Scuola Primaria per la gioia dei bambini che, in parte, non sono dovuti uscire sotto la pioggia ed hanno potuto godere con un tempo sicuramente più diluito l’attenzione dei vari clown.

ALICe

All’interno della palestra, dove erano stati portati  dei tavoli, si sono ritrovati: Associazione Donne “La Rosa” con l’esposizione di alcune attività tra cui il Pedibus – Città della Pieve cammina, progetto realizzato in collaborazione con altre Associazioni e con l’Amministrazione Comunale, che prevede passeggiate lunedì, mercoledì e venerdì alle ore 21 naturalmente sospese in caso di pioggia, iniziativa alquanto partecipata, in media 25 persone ma con punte di 40-45; il Gruppo Ecologisti “Il Riccio” con le varie iniziative, in particolare con le scuole, su sensibilizzazione, valorizzazione  e salvaguardia dell’ambiente; i Lions Club con la raccolta di occhiali da vista usati per i paesi del Terzo-Quarto Mondo; gli Amici del Gemellaggio con la pubblicizzazione delle loro attività in particolare la caratteristica iniziativa, una novità per i piccoli centri, delle bibliocabine – vecchie cabine telefoniche adibite a biblioteche – dislocate a Città della Pieve ed in ogni frazione con molti libri anche per bambini e pure in lingua inglese, francese, tedesca, ma anche con la proposta di corsi di lingua per adulti nelle tre lingue sopra citate; A.L.I.Ce. è riuscita ad effettuare misurazioni (pressione con rilevazione di fibrillazione atriale, colesterolo, trigliceridi, glicemia) a ben 63 persone tra cui molti ragazzi ma anche docenti, personale ATA e delle altre Associazioni; AVIS con materiale informativo di vario genere; Officin’arte e il suo sorprendente laboratorio di illustrazione; la Protezione Civile con un nutrito numero di esempi della propria attività; ma anche la Misericordia e i Vigili del Fuoco; Trasimeno Young People con le loro attività ed i loro servizi; il tavolo più affollato quello del Presidio del Volontariato dove sono state raccolte adesioni per le numerose attività proposte dal Presidio stesso (laboratorio di Clown Terapia e Circo Sociale, Volontariato presso la Residenza Protetta, AVIS – donazione sangue, Volontariato presso il Museo di Storia Naturale del Territorio, Attività di lettura presso Studi Pediatrici e Centro Anziani, Iniziative di solidarietà per Banco Alimentare, Telethon, AIRC, Comitato per la Vita “Daniele Chianelli”, Matita della Solidarietà e le sue Adozioni a distanza – Progetto Unicef – e …), e dove è avvenuta la vendita delle candele di Telefono Azzurro con un incasso di 750 € e delle Matite della Solidarietà per un ammontare di  € 124,50.

Un bilancio comunque positivo nonostante le avverse condizioni atmosferiche, grazie soprattutto all’impegno delle varie Associazioni.

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